L’OTTAVO GIORNO

In un torrido pomeriggio di inizio giugno, appena dopo pranzo mentre il mondo si affanna e sbuffa nelle sue quotidiane vicende, viene presa una scelta. L’aria è irrespirabile, il cemento getta folate di vento bollente sulle poche, coraggiose persone che lo calpestano. Ma nella vita serve coraggio; e così qualcuno entra in un anonimo negozio di casalinghi desolatamente vuoto. Le idee sono chiare, serve cercare un oggetto, un utensile. E allora lo sguardo si perde tra i mille marchingegni inventati dalla mente umana per rendere più agevole la vita. Cosa meravigliosa e ineffabile è la mente umana. Ma torniamo a noi.

Lo sguardo spaesato vaga e cade ora su frullatori, ora su ciotole e piatti, ora su oggetti dalla funzione sconosciuta e che l’agitazione del momento non consente di comprendere fino in fondo. Ma poi finalmente quei colori, quella forma. Ed è subito commozione.

Cucchiai in legno di faggio.

Probabilmente chi li ha creati non pensava a quello che il destino nel futuro avrebbe riservato ad uno solo di questi. C’è un disegno per ciascuno di questi arnesi ma per uno di questi il disegno è unico, irripetibile, magico. La mano scende sull’ammasso di cucchiai e, inconsapevole della portata del gesto che sta per compiere, ne sceglie uno. Ecco la scelta. E fu sera e fu mattina: Ottavo Giorno. Nasce il cucchiaio di legno 2019.

 

  • Tratto da una storia vera